I negativi cartacei prodotti col procedimento di Talbot potevano essere stampati a contatto con la carta salata e lo stesso Talbot cominciò ad adoperarla dal 1840. Si trattava un foglio di carta con una soluzione di cloruro di sodio o d’ammonio e si lasciava asciugare; poteva essere aggiunto un colloide, per esempio gelatina o albumina, per evitare un eccessivo assorbimento del sale d’argento nelle fibre della carta durante la fase di sensibilizzazione ed aumentare così la brillantezza dell’immagine. Il fotografo, al momento dell’impiego, doveva sensibilizzare il foglio precedentemente preparato facendolo galleggiare in una bacinella contenete nitrato d’argento, asciugarlo ed esporlo alla luce. La formazione dell’immagine avveniva per annerimento diretto all’interno di un torchio da stampa dove il foglio veniva posto a contatto con il calotipo ed era controllata attraverso uno sportello incernierato che consentiva di mantenere a registro le due immagini, stabilendo l’intensità voluta. La luce solare agiva direttamente sull’alogenuro d’argento portando alla formazione dell’immagine di argento metallico. Una volta esposta l’immagine veniva sciacquata e quindi fissata con tiosolfato di sodio e nuovamente lavata. Questa tecnica normalmente non presenta il viraggio all’oro nella prima fase del suo utilizzo.

Le fotografie con tecnica carta salata