carbone
Questo processo di stampa si basa sul fatto che i bicromati di sodio, potassio o ammonio mescolati con una sostanza colloide, come la gelatina, la gomma arabica, l’albumina o la gomma lacca, diventano un sistema fotosensibile. L’esposizione alla luce trasforma il bicromato in ossido di cromo e ciò comporta l’insolubilizzazione del colloide in maniera direttamente proporzionale alla luce ricevuta.
Quindi, su un foglio di carta, veniva steso uno strato di gelatina molto spesso a cui era mescolato del pigmento, inizialmente del nerofumo ma, successivamente, furono utilizzati altri tipi di pigmenti come le terre colorate. Il foglio era poi sensibilizzato con la soluzione di bicromato e asciugato. Dopo l’esposizione alla luce veniva lavato con acqua calda allo scopo di sciogliere la gelatina non insolubilizzata corrispondente alle zone chiare dell’immagine positiva.
Si poneva il problema di un facile distacco della gelatina dal supporto cartaceo dovuto al fatto che gli strati profondi del colloide ricevevano poca luce e non si insolubilizzavano a sufficienza. Tale inconveniente fu risolto accoppiando un foglio gelatinato a quello esposto, così da ottenere, durante il lavaggio, un trasporto dell’immagine sul nuovo supporto. Si otteneva però un’immagine ribaltata. Seguiva quindi, un ulteriore trasporto su un terzo foglio gelatinato, per ripristinare il giusto orientamento dell’immagine.