Acquisito nel 2006 per donazione degli eredi, l'archivio fotografico di Sebastiana Papa (Teramo 1932 - Roma 2002) l'archivio si articola per toponimi e temi in cui riconosciamo gli interessi prevalenti della Papa ripercorrendone la produzione fotografica a partire dagli anni '60. Spagna, Parigi, Praga, Romania, Urss, Libia, Congo, Israele, India, Nepal, Cambogia, Indonesia, Bangkok, Singapore, Giappone, Usa, Cuba, Messico, Brasile i paesi percorsi e documentati.Sul valore della fotografia di Sebastiana Papa riportiamo quanto scritto dall'ultimo direttore del Gabnientto Fotografico Nazionale: "Le fotografie di Sebastiana Papa costituiscono sempre insiemi coerenti. Sebastiana lavora con costanza intorno a progetti attentamenti costruiti, che si prolungano nel tempo, crescono e si definiscono pazienti, ma in ogni immagine si avverte il rapporto con le altre in un discorso che non si perde mai lungo la via. Si tratta di un assunto difficile e che richiede un forte impegno poichè i progetti intornocui Sebastiana lavora non sono "servizi" nel senso giornalistico, ma veri libri, folti di capitolifotografici e su temi, sempre di lunga durata, nei quali si possono leggere costanti anzichèrammentare avvenimenti: la solitudine, il mondo segreto delle monache, i gesti dell'India, i bambini, le donne.Un carattere importante dell'opera di Sebastiana Papa è il rispetto per l'altro. Una sua fotografia può essere estremamente vicina al soggetto, ma è ripresa in raro equilibrio fra il rapido cogliere di un momento rivelatore e l'intento di non violare l'anima o l'animo del soggetto, quando la persona si scopre e ne lascia trasparire una qualità.Questa forma di rispetto si basa anche sulla visione dell'individuo come appartenente a una collettività. Gli uomini e le donne fotografati da Sebastiana Papa hanno un legame fra loro che li copre e li protegge. Poichè i loro gesti e il loro apparire sono il linguaggio corporeo d'una data comunità, in certo modo non sono mai soli. E questa appartanenza a categorie, etiniche e sociali, religiose oanagrafiche, che le fotografie di Sebastiana Papa fanno emergere lavorando in profonditàal di là della prima apparenza".
I titoli, che troviamo autografi, danno la misura della sua indagine: Ricerca sentimenti, I segni del silenzio, I gesti rituali, La cultura dell'ascolto, Incontri con il trascendente, Il femminile di Dio, alcuni dei quali diventeranno titoli di altrettanti volumi.
Denominatore comune di questi temi, la ricerca del significato di una spiritualità profonda, di una dimensione del divino nella condizione umana (Gli uomini e il Divino, sottotitola Sebastiana Papa i suoi Incontri a Gerusalemme del 2000). Ma oltre e accanto a quei temi, troviamo anche elementi del tutto diversi che restituiscono della Papa un'immagine - non antitetica ma complementare alla prima - di donna immersa nel proprio tempo, che sta dentro le cose e nello spirito del proprio tempo, anche grazie al mezzo che ha scelto come prioritario per la propria rappresentazione e interpretazione della realtà.
Un raccoglitore riporta Donne femministe e affini, e su una serie di otto cartelle (centinaia e centinaia di fogli provini al suo interno) titoli quali Italia Feste, Italia inutile, Italia moda, Italia Tarantate, Italia personaggi che attestano un'amplissima ricerca documentaria a carattere sociologico sull'Italia del dopoguerra che meriterebbe un'indagine a sé, potendosi già valere di due riferimenti importanti quali i suoi due volumi sulle comunità di Orgosolo e di Nonantola.
Nei primi mesi del 2014 in occasione della presentazione del volume Le Repubbliche delle Donne. Monachesimo femminile nel mondo, 1967-1999 è stata realizzata nelle sale espositive dell'Istituto la mostra Fotografie in monastero. Una selezione dall'archivio Papa dell' ICCD.

L'archivio si compone di circa 7.000 pellicole negative 35 mm e di una corposa e variegata raccolta di positivi b/n su carta (9.000 circa tra stampe fotografiche di vario formato, provini, stampe di particolari ingranditi, ecc.), dei quali circa 300 stampe di grande formato - provenienti da mostre - corredate di etichette con didascalie originali. La restante parte dell'archivio è costituita da materiali di lavoro: appunti, pagine manoscritte, dattiloscritte e a stampa, ritagli e fotocopie di foto, schede di luoghi e date delle foto, progetti grafici di allestimento e stesure successive di testi per volumi e mostre (tra i quali i materiali preparatori del volume Le Repubbliche delle Donne. Monachesimo femminile nel mondo, 1967-1999, rimasto allo stadio di menabò per la prematura scomparsa dell'autrice, e pubblicato dall'ICCD nel 2013). Si aggiungono inoltre una parte significativa delle sue pubblicazioni e due Leica M3, tra le macchine da lei usate.