Acquisita nella seconda metà degli anni '80 del 1900, la parte di archivio fotografico di Oscar Savio (Padova, 1912 - Roma, 2005) conservata presso l'ICCD è costituita da circa 2.055 immagini che documentano l'architettura e l'urbanistica prevalentemente romane e di altre città italiane del XX secolo, per lo più degli anni tra il 1950 e il 1970.
La produzione di Savio risulta, infatti, disseminata in vari archivi fotografici romani, pubblici e privati: la Biblioteca Hertziana, il Centro di ricerca e documentazione arti visive del MACRO, il Burcardo, la Galleria nazionale d'arte moderna, il Museo d'arte orientale, l'Istituto centrale per la grafica, il Museo di Roma, il Teatro dell'Opera, l'archivio Manzù.
Aiutante nei primi anni Cinquanta a Roma di A. P. Pastorel, fondatore del fotogiornalismo in Italia, Savio si specializza nella documentazione in bianco e nero di arte e architettura, diventando il fotografo di fiducia di Paolo Portoghesi, per il quale realizza vasti reportage romani tra cui un inedito "Viaggio del Barocco" in Italia.
Artisti, scultori, pittori, architetti gli commissionano la riproduzione dei propri lavori sia per lasciarne copia nel proprio archivio sia per pubblicizzare la propria opera. Ma commissioni di foto gli vengono anche da studiosi per le proprie ricerche e da musei e biblioteche per le loro opere e i loro cataloghi a stampa.
Oltre che a Roma, Savio realizza campagne fotografiche su arte, architettura e urbanistica in Umbria, Campania, Basilicata, Calabria, Sardegna, dai capoluoghi ai piccoli centri (ma sempre in Italia, mai all'estero), collaborando anche col GFN fino ai primi anni '80, ai tempi della direzione di Oreste Ferrari.
Il suo documentare l'architettura è fatto di immagini non banali, di inquadrature non convenzionali, di scatti in sequenza, veloci, sul filo emotivo, che stridono quasi con il risultato finale che appare sempre calibrato e meditato. Le sue foto perfette, silenziose, deserte, oniriche (l'accostamento a De Chirico è inevitabile) ci restituiscono un passaggio cruciale nel processo di trasformazione della fotografia contemporanea.