fondo Becchetti

Nudo femminile

  • NUMERO DI INVENTARIOFB011521
  • CODICE UNIVOCO DEL BENE1201388765
  • LUOGO DELLA RIPRESA
  • AUTORE DELLA FOTOGRAFIA
  • DEFINIZIONEunicum
  • COLOREBN
  • TECNICA
  • MISURE75x64 mm
  • CRONOLOGIA GENERICAXIX
  • CRONOLOGIA SPECIFICAca 1850 - ca 1855
  • ISCRIZIONI E TIMBRIpunzone sulla lastra: A.GAUDIN/ BREVETE'/ 40
  • DATA RESTAURO2024
  • NOTIZIE STORICO CRITICHELastra di rame argentato priva di montaggio, forse elemento parziale di una lastra stereoscopica. Questo esemplare appartiene a una serie di cinque dagherrotipi di nudi femminili entrati a far parte del fondo Becchetti con l’ultimo donativo del 2018. La lastra in esame è la meno leggibile, ma si intravede chiaramente il busto di una donna seduta con un braccio piegato e il capo reclinato; il formato quasi quadrato e la frequente sagomatura stondata su un lato suggeriscono l'appartenenza a lastre stereoscopiche. Purtroppo questo è il solo esemplare che presenta la punzonatura, riconducibile alla Maison Gaudin Frères, mentre gli altri ne sono sprovvisti, ma le caratteristiche molto simili dei soggetti e l’analoga morfologia degli oggetti portano ad attribuire l’intera serie ai Gaudin. La fotografia erotica ha i suoi esordi negli studi di nudo per artisti legati alla produzione di modelli destinati alla pittura, ma il confine tra “académies” (così venivano chiamati questi soggetti per analogia con gli studi dal vero davanti alla modella) e oggetto erotico è abbastanza netto. È la natura stessa del dagherrotipo, non riproducibile, costoso e fruibile in modo individuale a sconsigliarne l’uso accademico, mentre prende corpo una dimensione sempre più privata e solitaria di questo tipo di immagine, legata a un’idea di voyeurismo. Parigi è il centro di produzione di fotografie erotiche che vengono esportate in tutta Europa; il mercato giunge al culmine nel 1855 proprio dopo la comparsa, nel 1850, del dagherrotipo stereoscopico che aveva aggiunto il dato tridimensionale alla visione. Solo pochi fotografi si dedicano dichiaratamente al nudo, anche per i rischi che si correvano nel produrre e soprattutto diffondere immagini di questo tipo: ricordiamo Jacques-Antoine Moulin condannato a un mese di prigione e a una multa di 100 franchi per aver realizzato immagini licenziose, forse proprio in stereoscopia. Per questo motivo è un genere di ripresa che circola generalmente priva di punzonature e di elementi riconducibili agli autori e stupisce ritrovare il marchio Gaudin su un simile oggetto. Dedito alla fotografia a partire dal 1842 Alexis Gaudin, affiancato dal fratello Marc-Antoine, chimico e sperimentatore, fonda con lui e il fratello Charles un laboratorio specializzato nella produzione e diffusione di stereoscopie. Nell’ottobre 1851 rileva il periodico “La Lumière, revue de la photographie” utilizzandolo anche come strumento di promozione per le serie stereoscopiche dei “Frères Alexis et Charles Gaudin”, che ebbero larghissima diffusione in Europa tra la metà degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta dell’Ottocento. Si tratta principalmente di fotografia di veduta, paesaggi, centri urbani, opere d’arte, monumenti. La presenza di questo esemplare, inequivocabilmente marchiato Gaudin, e degli altri nudi riconducibili alla stessa mano, apre la strada ad una probabile produzione parallela, non esibita pubblicamente, di soggetti erotici dedicati alla circolazione su un mercato più sommerso: a conferma cito altri due analoghi dagherrotipi stereoscopici su lastra Gaudin, conservati presso la Collezione Agfa Foto-Historama di Colonia e presenti sul sito Daguerreobase.
  • BIBLIOGRAFIA SPECIFICABajac, Quentin - Planchon-de Font-Reaulx, Dominique, Le daguerreotype francais: un objet photographique, Parigi, Paris, Reunion des musees nationaux, 2003, Richter Stefan, L'arte della dagherrotipia, Milano, Rizzoli, 1989
  • FUNZIONARIO RESPONSABILETurco, Simona
  • DATA SCHEDA2024
  • COMPILATORE SCHEDAFrisoni, Cinzia
  • CODICE UNIVOCO
  • COLLOCAZIONE
  • CATEGORIA
  • MISURE
  • PERIODO
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