Milillo

1967 - 1984
  • DATA ACQUISIZIONE1967 - 1984
  • SOGGETTO PRODUTTOREMilillo, Aurora
  • CRONOLOGIA1967 - 1984
  • storia istituzionale/amministrativa, nota biograficaL’archivio fotografico di Aurora Milillo entra a far parte degli archivi dell'ICCD nel 2024, grazie alla donazione dei figli Laura e Leonardo Delfini. Tra le fotografie, il familiare e la documentazione di ricerca a volte si intrecciano, quasi in modo coerente rispetto all’impegno di una studiosa che ha restituito la parola folklorica all’orizzonte autobiografico e alla memoria storica. Gli scatti rimandano a contesti diversi della vita e del lavoro di Milillo, con cronologie che partono dalle prime fotografie a Pisticci (MT) nel 1968, fino al 1984. I criteri di ordinamento dei materiali sono esplicitati nelle segnature riportate sui contatti e nell’organizzazione in raccoglitori di negativi o scatole di diapositive. Seguono solitamente la cronologia degli scatti, con l’indicazione dei contesti e delle occasioni a cui si riferiscono. Il fondo fotografico, di grande interesse, è poco conosciuto. Alcune fotografie di Milillo sono state esposte in un’unica mostra allestita nella galleria d’arte “Il Labirinto” di Matera, dal 15 al 22 dicembre 1973. Altre sono state pubblicate in alcune sue pubblicazioni, in particolare ne La vita e il suo racconto. Tra favola e memoria storica (1983), uno dei suoi più maturi contributi all’innovazione di questo campo di studi. Sono immagini che trovano particolare interesse proprio nella complessa relazione con la produzione bibliografica, le campagne di ricerca di Aurora Milillo, i documenti sonori che l’antropologa ha prodotto sul campo, con attrezzature tecniche portatili, e che hanno poi alimentato importanti archivi sonori e audiovisivi. Il documento sonoro da solo non basta, e la fotografia consente alla studiosa di ricomprendere gesti, movimenti del narratore, ma anche i comportamenti dell’uditorio. All’interno della sua produzione fotografica il corpus di fotografie sul femminile è rilevante. La sensibilità del suo sguardo ora indaga volti e gesti – numerosissimi i ritratti –, ora i gesti degli esecutori o piuttosto gli astanti-uditori, ora inquadrano i contesti della vita sociale o gli spazi dei paesi in cui svolge ricerca. L’uso ricorrente della sequenza consente di cogliere, nella catena del visivo, i dettagli del movimento, nel corso di una narrazione o del lavoro agricolo. Numerose sono anche le occasioni cerimoniali fotografate: in particolare quelle del Venerdì santo, da Castelsardo a Somma Vesuviana, da Sezze a Procida. Uno scritto inedito, presente nel fondo, ci restituisce alcune sue riflessioni sull’uso della macchina fotografica, recuperata da un lato al bisogno di una maggiore contestualizzazione di analisi e studio delle tradizioni popolari, anche sul piano della cinesica, del gesto del narratore, dall’altro a un incessante esercizio di visione e ascolto, necessario per chi, abituato alla lettura e alla scrittura, si muove in un contesto orale e deve imparare “altre” modalità di comprensione e lettura della realtà, cogliendo una dimensione diversa nella catena del visivo e del sonoro. La fotografia non è solo il mezzo di documentazione utile a fissare il fenomeno narrativo, ma libera potenzialità ermeneutiche e di nuova crescita. L’immagine fotografica acquista pieno senso, per Aurora Milillo, solo se restituita poi ai soggetti della documentazione, in una reciprocità di sguardi: mostrata, regalata, discussa insieme ai protagonisti di quei gesti e di quei comportamenti.
  • consistenza1990 positivi, 1645 diapositive, 5080 negativi
  • modalità di acquisizionedonazione - 2024
  • INVENTARIO ASSOCIATO