Ministero della Pubblica Istruzione. Direzione generale Antichità e Belle Arti. Gabinetto Fotografico Nazionale
- DATA ACQUISIZIONE1895 - 1974
- SOGGETTO PRODUTTOREGabinetto Fotografico Nazionale
- CRONOLOGIA1895 - 1974
- storia istituzionale/amministrativa, nota biograficaIl Gabinetto Fotografico Nazionale nasce come sezione speciale in seno alla Regia Calcografia, quando con Regio Decreto, nel 1893, è istituito il “laboratorio di riproduzione meccanica” che avrà vita breve e verrà soppiantato due anni dopo da un laboratorio fotografico presso l’Ufficio Tecnico dei Monumenti di Roma. Solo nel 1913, sempre con Regio Decreto, viene data forma giuridica al Gabinetto Fotografico dipendente dalla Direzione generale Antichità e Belle Arti e si provvede ad uno stanziamento di bilancio per il suo funzionamento, mentre nel 1923 acquisisce formalmente la qualifica di organismo Nazionale volto alla documentazione del patrimonio artistico, architettonico e archeologico sul territorio nazionale. L’inadeguatezza dei locali di Via in Miranda favorisce un progetto di trasferimento parziale (archivio e parte del laboratorio) a Villa Mills sul Palatino, in accordo con Giacomo Boni, Direttore del Foro Romano. Nel 1913 viene approvato il preventivo di spesa per la sistemazione idraulica e l’impianto di energia elettrica, ma i lavori si protraggono a lungo e già nel 1918, dopo un breve periodo, viene richiesto di liberare i locali e di rientrare nella vecchia sede. La storia del Gabinetto Fotografico si intreccia con la storia italiana: due guerre e un ventennio di regime autoritario avranno forte impatto sulle vicende interne all’istituzione. Se durante il primo conflitto mondiale il GF segnala quali siano gli edifici monumentali più esposti ai danni di guerra, nel secondo documenta con perizia le protezioni antiaeree e nell’immediato dopoguerra si pone al servizio della Commissione Alleata, stampando molti dei loro negativi in un rapporto di collaborazione reciproca finalizzata alla ricostruzione scientifica del patrimonio devastato. Nel 1928 l’intera produzione di negativi realizzati dall’inizio dell’attività viene depositata presso l’Istituto Luce che ne curerà “lo sfruttamento morale e commerciale”, escludendo completamente il GFN dalla gestione dei propri materiali; solo nel 1943 le lastre torneranno ai legittimi proprietari. L’attività del GFN riprende a pieno ritmo e si protrae per un trentennio, fino alla creazione dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, un nuovo organismo che accorpa l’ufficio del Catalogo istituito nel 1969 e il Gabinetto Fotografico, privandolo dell’autonomia e ponendolo al servizio di un più ampio progetto culturale. La nascita del Gabinetto Fotografico Nazionale è principalmente frutto della convergenza di due fattori: da un lato una sensibilità crescente verso la documentazione del territorio e del patrimonio culturale e dall’altra la progressiva inefficacia di un sistema di riproduzione ormai superato: l’incisione. Per questo motivo il laboratorio della Calcografia Nazionale viene soppiantato dalla pratica fotografica che consentiva fedeltà all’originale oltre a costi e tempi infinitamente più ridotti. La storia del Gabinetto Fotografico, a prescindere dal succedersi nel ruolo direttivo di personalità diverse che ne hanno orientato il processo evolutivo, mantiene un filo diretto e costante con la Direzione Generale Antichità e Belle Arti e con la storia della tutela e della documentazione. Interlocutore privilegiato di funzionari di Soprintendenza, interprete delle esigenze di studio, ricerca e restauro, il laboratorio fotografico assume progressivamente la fisionomia di servizio pubblico con una struttura e un’ossatura propria e con una capacità di dialogo con le istituzioni periferiche. Nonostante le difficoltà in cui devono muoversi i suoi dirigenti (mancanza di personale e di attrezzature, scarsità di fondi, sovvenzioni e mezzi, inadeguatezza dei locali) la varietà di servizi offerti si volge sempre verso l’esterno creando canali di contatto e di scambio. L’operatività sul territorio si articola e prende forma sulla spinta di interessi scientifici, storici e artistici grazie ai rapporti diretti con i Soprintendenti, ma gli ambiti di collaborazione si spingono anche all’estero con partecipazione a mostre, scambi di materiale, risposte alle richieste in ambito storico artistico da parte di istituzioni europee e americane. Il Gabinetto Fotografico è anche luogo di raccolta e non solo di produzione: in un’ottica di conservazione e di creazione di un catalogo visuale del patrimonio giungono al GFN negativi provenienti da altre istituzioni, ad esempio nel 1914 “la Soprintendenza ai Monumenti di Roma consegna in deposito permanente tutte le negative fotografiche relative a lavori di restauro eseguiti sotto la sua responsabilità e tutela”, oltre alla costante acquisizione da parte della Direzione Generale Antichità e Belle Arti di negativi che vanno a confluire nel GFN per essere archiviati e descritti al pari della produzione interna. Contemporaneamente le stampe prodotte dal Gabinetto Fotografico vanno ad alimentare l’archivio della Direzione Generale - Ministero della Pubblica Istruzione, favorendo la sedimentazione del ricchissimo fondo MPI. La considerazione di cui gode il Gabinetto Fotografico in ambito tecnico scientifico rende necessario un aggiornamento continuo sullo sviluppo tecnologico (ricordiamo ad esempio la missione di tre giorni nell’aprile 1960, del capotecnico Mario Quaresima alla Fiera Campionaria di Milano per esaminare apparecchi fotografici di nuova produzione) e questo rende l’istituzione un punto di riferimento per consulenze su materiali, pareri su acquisti e vendite di attrezzature. L’interazione con l’esterno si concretizza anche tramite rapporti con le istituzioni scolastiche o altri istituti di raccolta fotografica (es. Kunsthistorische Institut in Florenz);il circuito delle mostre comporta la documentazione di allestimenti e inaugurazioni oltre alla realizzazione di materiali di grandi dimensioni da esporre, con conseguente circolazione di immagini. Il compito di documentare si intreccia pertanto con quelle attività culturali che ruotano intorno alla fotografia, come le esposizioni o i congressi per cui il GFN prepara e fornisce materiali da proiezione. Il rapporto con l’editoria è ugualmente vivace, con il corredo di immagini per le collane editoriali curate direttamente dalla Direzione Generale (Italia Artistica, Inventario degli oggetti d'arte d’Italia, Catalogo delle cose d’arte e di antichità d’Italia) e per lo stesso Bollettino d’Arte con la sua costante narrazione delle attività istituzionali di tutela e valorizzazione. Dopo il primo catalogo del 1904, con supplemento nel 1907, saranno pubblicati dallo stesso GFN fascicoli tematici di aggiornamento curati da funzionari e storici dell’arte (es. La Collezione Barberini, a cura di Federico Zeri, 1954; Le chiese di Roma, a cura di Giuseppe Scavizzi, 1961; Gli affreschi di Palazzo Farnese a Caprarola, a cura di Anna Grelle, 1966). Il lungo percorso del Gabinetto Fotografico, dalla fine dell’Ottocento agli anni ’70 del secolo successivo, rispecchia inevitabilmente quell’intenso mutamento culturale che ha portato a una rilettura della fotografia e del suo ruolo. Si percepisce nell’attività dei vari direttori la consapevolezza sempre più nitida di un superamento del concetto di semplice documento al servizio di altre discipline, verso una visione più ampia e complessa degli archivi fotografici, della loro importanza, dell’essere a loro volta patrimonio da tutelare. Fotografi e storici dell’arte hanno contribuito in egual misura al raggiungimento di questo obiettivo, condividendo le diverse capacità di visione in un processo osmotico e di indirizzo reciproco, con attenzione verso i molteplici aspetti che concorrono alla produzione, organizzazione e gestione di un Gabinetto Fotografico con valenza nazionale. In questa ottica si collocano tutte le numerose acquisizioni di fondi esterni, di collezionisti e studiosi, di fotografi professionisti o studi fotografici, incamerati già a partire dal lungimirante Giovanni Gargiolli che mise in salvo i calotipi Tuminello nel 1912, fino agli ultimi acquisti, gestiti in modo autonomo rispetto alla canonica inventariazione per formato. Nel 1973 il GFN viene invitato a partecipare al SICOF-Salone Internazionale Cine Foto Ottica (rassegna internazionale dedicata all’aspetto tecnico e culturale della fotografia che si svolge con cadenza biennale a Milano a partire dal 1969) e partecipa con la mostra “Omaggio a tre fotografi italiani. Tuminello, Cugnoni, Morpurgo” a conferma di questa nuova consapevolezza dell’importanza culturale e storica della fotografia. Il processo evolutivo del GFN subirà un mutamento significativo nel 1975, con la perdita del suo ruolo autonomo e la costituzione dell’ ICCD (Istituto centrale per il Catalogo e la Documentazione) e la fusione del giovane Ufficio del catalogo (1969) con il Gabinetto Fotografico e l’Aerofototeca Nazionale. Prenderà vita un nuovo organismo, sempre preposto alla documentazione e alla tutela, orientato alla descrizione capillare dei beni disseminati sul territorio, al fine di costituire un catalogo nazionale condiviso del patrimonio.
- storia archivisticaÈ attualmente in corso un progetto di descrizione inventariale dell'archivio GFN, intrapreso in occasione della mostra “Il viaggio in Italia di Giovanni Gargiolli” e finalizzato alla ricostruzione delle campagne fotografiche, anche grazie ad un sistematico riscontro sui registri inventariali e sulle pubblicazioni coeve. Risulta completata l’indicizzazione della produzione Gargiolli, Carboni, Serra e Coppola in lavorazione le direzioni Castelfranco e Bertelli. Contestualmente è in corso in corso un progetto pluriennale volto al completamento della digitalizzazione dell’intero archivio in previsione della loro pubblicazione on-line.
- ambiti e contenuto
Obiettivo principale del Gabinetto Fotografico Nazionale è la diffusione della conoscenza del patrimonio culturale italiano in tutti i suoi aspetti: storico artistico, architettonico, urbanistico e paesaggistico. Il lavoro svolto dagli operatori sul territorio copre allo stesso modo e con la stessa perizia le emergenze architettoniche, gli edifici monumentali, le grandi gallerie e i musei, i piccoli centri, i luoghi isolati e le architetture minori utilizzando una modalità di ripresa che avvicina progressivamente l’occhio all’oggetto, passando dal contesto all’architettura, per arrivare agli interni e ai minimi dettagli di ogni opera d’arte, manufatto o suppellettile. Il legame con la Direzione Generale e le Soprintendenze favorisce campagne fotografiche di carattere preventivo, legate a restauri o ai cambiamenti infrastrutturali sul territorio. Anche le acquisizioni esterne sottendono
a questo disegno documentario complessivo e vanno a colmare le eventuali lacune, mentre soggetti già presenti in archivio vengono scartati, selezionando accuratamente ciò che può integrare la produzione interna. Il concetto di patrimonio travalica l’idea del singolo monumento o della ricca collezione museale e abbraccia le multiformi sfaccettature di ciò che compone il bene comune: dai reliquiari della Cattedrale di Aosta ai preziosi tessuti dei paramenti liturgici del Tesoro antico della Cattedrale di Anagni, dalle pagine miniate della Bibbia carolingia nella Basilica di S. Paolo fuori le Mura alla Casula di Thomas Becket (ora presso il Museo Diocesano di Fermo). Già dalle prime campagne si esplicita la sensibilità per lebellezze naturali e il paesaggio in un’ottica ampia di tutela (la campagna eseguita a Opi, centro principale del Parco Nazionale d’Abruzzo, si colloca proprio negli anni in cui il Parco viene proposto come area da tutelare, tra il 1926 e il 1928). La stessa ottica porterà, col tempo, ad inglobare nel concetto di patrimonio anche ciò che è immateriale ed appartiene alle tradizioni, ai riti, alla religiosità, all’ aspetto etnoantropologico del nostro paese (si segnala ad esempio la campagna calabrese a Seminara e Acquaro dell’agosto 1969 in cui prendono forma i riti processionali legati alla devozione popolare). - consistenza187.000 negativi, 572 negativi, 26839 diapositive
- criteri di ordinamentoI negativi sono stati inventariati con un criterio alfanumerico che prevede le lettere da A a R, corrispondenti ai rispettivi formati, seguite da un codice numerico progressivo: A (40x50), B (30x40), C (24x30), D (21x27), E (18x24), F (13x18), G (10x15), H (9x129, M (6x9), N (6x6), P (4x6), R (35 mm). Da segnalare altri due formati: RX per fotografie a raggi X e EK per pellicole Ektachrome. Quasi tutti i materiali non prodotti internamente (i negativi inviati dalla direzione Generale o i fondi storici ad esclusione dell'archivio Tuminello) sono stati inventariati allo stesso modo, entrando di fatto nel sistema di ordinamento generale del GFN.
- COLLOCAZIONEÈ in atto un intervento di totale ricondizionamento del materiale negativo conservato, con durata pluriennale, che implica il riallestimento dell'intero archivio in un deposito climatizzato razionalizzando gli spazi e ottimizzando i servizi grazie a un sistema di scaffalature. Sono previsti interventi di restauro sulle lastre che necessitano di consolidamento.
- modalità di acquisizioneproduzione propria - 1895-1974