Franco Rigamonti, fotografo e proprietario di uno studio fotografico in via degli zingari a Roma, propose in vendita all’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione 4.200 negativi fotografici nel 1971. Lo studio fotografico era noto agli esperti del settore, soprattutto storici dell’arte italiani e stranieri. Da una relazione inviata al Consiglio Superiore della Direzione Generale Antichità e Belle Arti dall’allora direttore Carlo Bertelli per gli acquisti dei fondi Vasari e Rigamonti, Bertelli scriveva che “non vi è altra raccolta che documenti così precisamente e con una scelta tanto oculata (cui hanno collaborato studiosi e antiquari italiani e stranieri) la pittura del manierismo, del barocco e del Settecento. Nella attuale fase degli studi, l’archivio riflette le tendenze più moderne, una collezione di attualità (…)”. Bertelli dunque caldeggiò il Consiglio Superiore a prendere una decisione tempestiva poiché gli archivi fotografici in quel momento erano interesse di molti enti stranieri che ne sollecitavano la vendita. Nonostante ciò, l’acquisizione da parte dell'Istituto avvenne diversi anni dopo, nel 1977, e solamente per 910 negativi fotografici.