Attenta a tutte quelle manifestazioni che riguardano l’accadere dell’esistenza, la ricerca di Paola de Pietri segue il filo delle transizioni lievi, dei passaggi lenti, di quella dimensione in cui le cose — anche se apparentemente immobili — si modificano. «L'idea di transitorietà e di piccoli ma fondamentali variazioni temporali è in molti miei lavori e accompagna il passaggio da uno stato all’altro, sia nel paesaggio che nella condizione dell'uomo».
Che siano le tracce quasi invisibili della Grande Guerra sul paesaggio alpino o la condizione di transito di chi sta per partorire o le evidenze sempre più rarefatte della società contadina emiliana nel paesaggio contemporaneo, le sue fotografie nascono sempre da un’attenta osservazione del territorio e dei contesti in cui si attuano queste dinamiche e comprende tutti gli elementi di quel grande ingranaggio che è la vita: cose, persone, elementi naturali, paesaggi e spazi urbani. Tempo e storia. Universi di segni mai uguali e mai stabili che si stratificano con il mutare delle stagioni, il succedersi degli eventi storici, l’accavallarsi delle scelte urbanistiche o il variare delle abitudini e delle necessità umane.
Tra le autrici più interessanti del panorama contemporaneo (numerosissime le mostre, le committenze, i riconoscimenti e le pubblicazioni con editori di grande prestigio) Paola De Pietri si avvicina alla fotografia poco più che ventenne partecipando attivamente, dopo gli studi all’Università di Bologna, al fervente clima della fotografia emiliana degli anni ’80 e ’90.
Raffinate, concettuali e antispettacolari (nonostante l’uso del grande formato) le sue fotografie, restituiscono visioni liriche e rigorose al tempo stesso, capaci di raccontare la condizione dell’individuo nella sua relazione con l’ambiente e le dinamiche spazio-temporali del vissuto.