gelatina ai sali d'argento/ vetro

L’8 settembre 1871 The British Journal of Photography pubblica, a cura di Richard Leach Maddox, un metodo per la produzione di lastre fotosensibili secche alla gelatina. Maddox aggiungeva dell’acqua regia, una miscela di acido nitrico e acido cloridrico, e del bromuro di cadmio ad una soluzione calda di gelatina e, successivamente, nitrato d’argento portando alla formazione di cloruro e bromuro d’argento, sali sensibili alla luce. I cristalli di alogenuri d’argento rimanevano in sospensione nella gelatina costituendo così l’emulsione che poteva essere stesa sul supporto e fatta essiccare. Il trattamento di sviluppo era effettuato con acido pirogallico. Questa formulazione originaria è caratterizzata però da scarsa sensibilità alla luce e dalla presenza di velo causato dall’eccesso di nitrato d’argento. Negli anni seguenti molti sperimentatori si dedicarono all’evoluzione del processo per migliorarne la sensibilità sia alla luce, sia ai vari colori dello spettro, essendo gli alogenuri d’argento sensibili solamente alle frequenze del blu e dell’ultravioletto. Nella formulazione definitiva l’emulsione veniva preparata addizionando cloruro di sodio e bromuro di potassio alla gelatina calda; l’aggiunta successiva di nitrato d’argento portava alla formazione di cloruro e di bromuro d’argento. La temperatura e la durata di preparazione dell’emulsione, chiamata maturazione, influenzava il contrasto e soprattutto la sensibilità della lastra, mentre l’aggiunta di particolari sostanze coloranti permetteva di ottenere emulsioni ortocromatiche, sensibili a tutti i colori dello spettro tranne che al rosso e, verso la fine del secolo, pancromatiche sensibili quindi anche al rosso. La maggiore sensibilità e la notevole stabilità del nuovo materiale, che non richiedeva più interventi manuali di preparazione, consentirono di allargarne l’utilizzo al vasto pubblico facendo letteralmente decollare l’industria fotografica del materiale negativo. Dal 1878, anno di introduzione sul mercato, bastarono pochi anni per soppiantare il procedimento al collodio fino ad allora dominante. Inoltre vennero introdotti i supporti pellicolari, in nitrato di cellulosa alla fine dell’ottocento ed acetato dagli anni ‘20 del novecento, che consentirono, insieme alla notevole sensibilità delle emulsioni, una progressiva miniaturizzazione dei formati fotografici rendendo sempre più facili le riprese a mano libera: le cosiddette istantanee.

Le fotografie con tecnica gelatina ai sali d'argento/ vetro